Un corrimano di aziende vitivinicole, così la strada principale che porta a Taurasi e dove si trovano anche Le Cantine Fratelli Addimanda anticipano la bellezza del borgo irpino. Sono Franco, Gianluigi, agronomo dell’azienda, e la sorella Olga, i Fratelli Addimanda che hanno preso in eredità la struttura e dalla famiglia e reso nuovamente attiva dal 2014. Vigneti senza tempo fanno da perimetro alla cantina, posizionata giusto qualche metro prima di entrare nel cuore del centro storico del comune irpino. Ma non solo vino. La ciliegia maiatica è un vero e proprio brand identitario di questa parte d’Irpinia. Una varietà caratterizzante della fascia territoriale dell’Agro – Taurasino che viene ancora gelosamente conservata e preservata dai Fratelli Addimanda, insieme agli altri alberi di noci, pesche, albicocche e nespole, simbolica certificazione della biodiversità locale. Identità territoriale come passe-partout. Coerentemente come accade dal 2005, anno in cui l’azienda aderisce ai ‘Piani regionali di lotta fitopatologia integrata’ e al ‘Piano di consulenza alla fertilizzazione aziendale’ ovvero azioni e criteri di intervento, soluzioni agronomiche e strategie da adottare per la difesa delle colture ed il controllo integrato delle infestanti. In breve, un secco no ai diserbanti chimici che danno spazio alla spazzolatura meccanica per la pulizia delle infestanti tra i vigneti. La produzione ne conferma l’autenticità con Aciniell Campania Igp, Starse Taurasi Docg, Irpinia Campi Taurasini Doc e si sviluppa nei 7 ettari vitati di cui 4.5 ettari coltivato ad aglianico, il restante a roviello. In questi anni i numeri sono cresciuti, da 3.300 bottiglia circa a quasi 5.000, ma sempre con una precisa costante: garantire l’esclusività delle bottiglie. La cantina utilizza tutti sesti d’impianto a raggiera con alternanza direzionale ascensionale e discensionale adeguati al vigneto. La cura messa dai fratelli Addimanda è stata evidente nell’inserimento del nuovo impianto al sistema tradizionale preesistente. Tutto questo, per mantenere la struttura ereditata. Le viti presenti in vigna hanno oltre i 90 anni ma garantiscono ancora una resa intorno ai 10 chili.
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Intanto gli Anni Novanta sono arrivati e hanno stravolto il territorio, spingendo i produttori ad avviare una radicale estirpazione e l’avvento di nuovi impianti a spalliera, decisamente più produttivi.
I Fratelli Addimanda non hanno ceduto alla conformazione di ammodernamento di quell’epoca, piuttosto hanno continuato a produrre vini che potessero esprimere per davvero il territorio. Poco, o quasi niente, se ne sapeva del grecomusc, più noto come roviello bianco ma, grazie all’attenzione e alla tenacia di quei pochi viticoltori che hanno creduto nel ripristino di questa varietà che stava per andare a perdersi, sono stati iniziati e ancora oggi continuati studi ed esperimenti su questo vitigno. Prelevato le gemme e innestate su viti selvatiche innestate direttamente poche gemme che avevamo per riprodurre il vigneto.
Attualmente in aziende sono presenti solo tre linee di filari che dominano tutta la vigna, che si amplia generosamente a raggiera e raggiunge un’estensione diametrale importante. I filari si uniscono a dei tutori vivi che altro non erano che alberi da frutta, altro non è che la vite maritata. Crescevano in simbiosi e continuano a farlo. Sui vigneti storici regolarmente iscritti a registro dei vigneti, molte a piede franco che, tradotto, significa inequivocabilmente cru o meglio identificato come roviello bianco o grecomusc. L’esigenza della cantina è salvaguardare la genetica delle piante, equidistanti ad un metro e venti l’una dall’altra. I grappoli di roviello bianco cresciute su viti a piede franco sono riconoscibili con acini di dimensione piccola. Ma è il calice a non lasciare indugi quando si sta bevendo Grecomusc.