Campania, il punto con la Regione sull’agroalimentare regionale. Un incontro colloquiale e denso di stimoli all’operatività, quello con l’assessore all’Agricoltura della Regione Campania Nicola Caputo. In rappresentanza del Giornale di Viticoltura ed Enologia – L’Agricoltura e le Industrie Agrarie, insieme a Valentina Taccone e in vece del dirigente Pietro Caterini, abbiamo realizzato un’intervista che ha toccato diversi temi – promossi con impegno dall’assessorato o emergenti dalle sfide del futuro della nostra regione.
Qui di seguito una sintesi del colloquio:
Brand Campania, dai dati Nomisma emerge la necessità di sviluppare una serie di strategie per il migliorare il posizionamento dei nostri vini a denominazione fuori dai confini regionali. Come può contribuire a quest’obiettivo la creazione di una DOC Campania?
“I dati emersi dalla ricerca Nomisma hanno appunto suggerito la mia riflessione sull’insufficiente riconoscibilità dei nostri vini sia in termini quantitativi (2% della produzione nazionale) che qualitativi (distintività rispetto ad altri vini). Molto è stato fatto proprio dagli imprenditori lungimiranti irpini, ma purtroppo non è stato associato ad un ritorno di visibilità rispetto al territorio di produzione. L’idea è quella di sostenere proprio il territorio per essere percepiti nel mercato vitivinicolo ed insieme favorire un passaggio delle attuali produzioni verso un livello qualitativo (dop) superiore. La regione intende rafforzare il brand Campania anche in altri settori, come nella promozione dell’olio IGP, ed in ogni caso saranno i produttori a decidere se questa proposta incontra le loro esigenze in questo momento. Io incontrerò diversi produttori per ascoltare le loro posizioni in merito per un’adozione del marchio regionale così come è avvenuto di recente in Sicilia”
Dunque l’operazione del rafforzamento brand Campania non investe soltanto il settore vitivinicolo?
“Proprio così, intende investire la nostra produzione nel settore agricolo ed i suoi prodotti di eccellenza, e perché no, anche attraverso il turismo enogastronomico, visto che siamo in fase di recepimento della normativa nazionale sul comparto, nello specifico sull’enoturismo, oleoturismo e turismo enogastronomico”
In tema di PSR, gli interventi di nota riguardano soprattutto i giovani, nella fattispecie la 6.1.1 “Riconoscimento del premio per i giovani agricoltori che per la prima volta si insediano come capo d’azienda” e la tipologia 4.2.2 “Trasformazione, commercializzazione e sviluppo dei prodotti agricoli per micro iniziative agro-industriali”
“Siamo la regione che ha investito di più sui giovani, più del doppio delle altre regioni, recuperando anche alcune criticità sul numero delle domande. In particolare, aumentando le ore di formazione abbiamo assicurato una maggiore stabilità della misura, a garanzia di una prospettiva di sviluppo dei beneficiari. Vogliamo sostenere “gli autentici nuovi agricoltori”. L’idea della 4.2.2 mi è venuta proprio da un incontro ad Avellino con giovani produttori ascoltando i loro bisogni rispetto all’esigenza di completare la filiera con la trasformazione dei prodotti agroalimentari”
“In un’ideale “filiera di formazione” del settore vitivinicolo, gli istituti tecnici agrari e scuole enologiche possono rappresentare un interessante vivaio dei giovani futuri imprenditori. Cosa intende promuovere il suo assessorato su questo tema?
“A breve incontrerò gli assessori preposti alla Formazione ed al Turismo per concordare linee di azione che intendono coinvolgere Istituti Agrari e Alberghieri. In particolare per gli Istituti Agrari vorremmo estendere a questi, i benefici delle misure del PSR, per render possibile la costruzione di un modello formativo “stile Francia” dove i programmi degli istituti agrari sono definiti dal Ministero dell’Agricoltura. Il settore sta vivendo un recupero anche in termini di immagine del lavoro e delle professioni, pertanto un dialogo con chi è preposto alla formazione è necessario“
Rispetto alle produzioni biologiche ed alle attività agricole che possano essere considerate ecosostenibili, quali sono le priorità della Regione da lei rappresentata?
“Il nostro operato si muove nella profonda convinzione della valenza delle produzioni agricole sempre più sostenibili. Il passo successivo è quello di farle diventare un valore: troppo spesso produciamo biologico e vendiamo convenzionale, non riconoscendo il plus alle prime. Desideriamo una Campania che orienti le proprie produzioni alla sostenibilità ambientale ma anche alla funzionalità rispetto alla salute“
Ci congediamo dal dott. Caputo, nel susseguirsi della sua fitta agenda di incontri, convinti che il dialogo con un referente attento e propositivo possa considerarsi soltanto alle prime battute.