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L’intervista || Classe ‘Francesco De Sanctis’ – Ernesto Buono

di Valentina Taccone

Poliedrico e versatile, Ernesto Buono è una figura professionale ormai riconosciuta e affermata nel settore vitivinicolo. Enologo per scelta e per passione. Del vino ha una visione ampia. Partito con gli studi da Avellino. Ernesto Buono è un altro figlio della Scuola Enologica ‘Francesco De Sanctis” di Avellino che, senza riserve e con un entusiasmo spontaneo, che lo caratterizza, si è raccontato al Giornale di Viticoltura ed Enologia – L’Agricoltura e Le Industrie Agrarie.


Com’è iniziata questa lunga storia d’amore, per davvero, partendo dal vino?
“La passione per l’enologia si sviluppa in me fin da piccolo, quando mio nonno a Castellamare di Stabia, in modo artigianale produceva il vino che veniva impiegato per il consumo familiare.
Da qui ho deciso di intraprendere i miei studi in enologia che si sono svolti nella storica Scuola Enologica di Avellino, da convittore, dove grazie alla cantina interna della scuola e, alla disponibilità dei docenti, ho avuto la possibilità di muovere i primi passi nel mondo dell’enologia.
In questo contesto si consolida ancora di più la passione per il mondo rurale, per i vigneti e per il vino, non più visto come una semplice “bevanda” ma inteso come un insieme di sensazioni capaci di sviluppare in chi lo assaggia, emozioni uniche.
Durante gli anni di studio, ho conosciuto la mia attuale moglie Valentina, cresciuta in una famiglia di viticoltori e mi sono trasferito a Guardia Sanframondi, un borgo medievale della provincia di Benevento noto e rinomato per la Falanghina e questo sicuramente ha contribuito ad aumentare ancora di più la mia passione per il mondo dell’uva e del buon vino”

Appena diplomato, poi, qual è stato il primo passo?
Nel 2005, dopo gli studi, ho iniziato il mio percorso lavorativo come tecnico in una delle cooperative agricole più grandi del nostro territorio, La Guardiense, dove ho lavorato per ben tredici anni. Un’esperienza che mi ha formato sia come uomo che come tecnico. Mi sono sentito veramente parte integrante di quella grande famiglia all’epoca già guidata dall’attuale presidente Dott. Domizio Pigna e dall’enologo di fama mondiale dott. Riccardo Cotarella. Entrambi mi hanno insegnato tanto sia a livello personale che professionale. Sono ancora molto legato alla Guardiense sia per crescita sia per il legame familiare rappresentato dal fatto che uno dei 33 soci fondatori era Pasquale Falluto, nonno di Valentina.
La scuola e lo studio, sono rispettivamente il tuo habitat e il tuo pane quotidiano. Puoi raccontarci la tua esperienza?
“Nel 2019 decido di seguire un’altra mia passione, quella per l’insegnamento, oggi sono docente del Profagri di Salerno, istituto professionale per l’agricoltura. Una scuola intesa quasi come un’impresa che l’ha portata a diventare una delle più importanti realtà scolastiche del mezzogiorno. Ho avuto una grande opportunità in quest’istituto, quella di dar vita, in collaborazione con il lungimirante dirigente Alessandro Turchi, ad una cantina sperimentale ovvero l’ENOLAB del PROFAGRI di cui oggi sono l’enologo responsabile.
E proprio come enologo responsabile dell’Enolab sono particolarmente soddisfatto in quanto il Profagri, grazie al vino Aglianico IGT Colli di Salerno “PENNAROSSA” Vendemmia 2021 da noi integralmente realizzato, si è classificato al 1° posto in assoluto durante la XX edizione del concorso Bacco e Minerva, concorso enologico nazionale che ha visto la partecipazione di ben 35 scuole agrarie ed enologiche provenienti da tutta Italia. Un confronto tra vini e oli di elevate caratteristiche organolettiche prodotti dalle scuole partecipanti, che denota il grande lavoro che docenti e alunni stanno realizzando per valorizzare due prodotti di eccellenza che rappresentano il Made in Italy del comparto agroalimentare in tutto il mondo”

La curiosità è il combustibile delle tue iniziative di ricerca e di sperimentazione, è iniziata così la tua attività di consulente?
Si, sono sempre più curioso di nuove tecniche di produzione del vino e di tutto ciò che riguarda il mondo della viticoltura e dell’enologia. Mi piace conoscere le aziende, supportarle nella realizzazione degli obiettivi e ovviamente aiutarle nella produzione di vino di qualità, soddisfazione per loro ma anche per me. Oggi sono fiero di essere anche un consulente enologico. Ho collaborato e collaboro con diverse aziende grandi e piccole, sia in Campania che in Molise, conosco le loro storie, i loro desideri ma soprattutto le loro uve, i loro terreni, le zone di produzione. Cerco di garantire quotidianamente la qualità e la coerenza dei prodotti, tenendo conto sia degli aspetti tecnici che di quelli sensoriali. Lavoro diverse tipologie di vini come: Falanghina del Sannio, Aglianico del Taburno, Greco di Tufo, Taurasi, Gragnano, Lacryma Christi, Barbera del Sannio e tante altre tipologie. Grazie a queste collaborazioni sto approfondendo ancora di più anche l’affascinante mondo dei vitigni autoctoni come Catalanesca, Fiano, Caprettone, Tintilia, Coda di Volpe, Piedirosso, etc . Elaborando queste varietà con le moderne tecniche dell’enologia, ho potuto riscoprire tradizioni quasi scomparse e dar vita a vini autentici e unici. Il mondo dei vini fermi continua ad affascinarmi ma vi confesso anche che la nascita di un vino frizzante o di un vino spumante è sicuramente qualcosa di eccezionale, siano essi prodotti con metodo classico o Martinotti per me sono una vera e propria passione. I miei vini spesso vengono premiati a concorsi enologici nazionali e internazionali e non posso che esserne orgoglioso, insieme alle aziende che seguo, da cui ho imparato tantissimo. È un’immensa soddisfazione vedere il risultato del nostro impegno e dedizione riconosciuto in questo modo”.

Sappiamo che hai importanti cariche rappresentative in due delle associazioni di settore per antonomasia, un valore professionale ed esperienziale di non poco conto. Cosa ci puoi dire a riguardo?
“Sono orgoglioso anche di far parte di Associazioni di categoria che tutelano e sostengono gli enologi e la loro formazione, come l’Assoenologi. Quest’associazione mi ha permesso di incontrare tante persone, di condividere nuovi punti di vista, di confrontarmi con colleghi, aziende e territori vitivinicoli sia italiani che internazionali e di arricchire le mie competenze e conoscenze nel campo dell’enologia.
Oltre ad essere un socio attivo, ho anche l’onore di essere vice presidente regionale per l’Assoenologi Campania, un ruolo che mi ha dato la possibilità di contribuire attivamente alla promozione e alla crescita della nostra associazione nella nostra regione.
Oggi sono anche il Presidente Provinciale del Collegio dei Periti Agrari e dei Periti Agrari laureati di Benevento ente che oltre a tutelare la professionalità della categoria e dei cittadini fruitori delle prestazioni, mi permette di unire la mia passione per l’agricoltura alla mia dedizione all’enologia”

E sulla tua idea di enologia?
“Da sempre il vino gode di un legame con il territorio indissolubile, ampiamente decantato ma anche dipinto, cantato e raccontato nelle pagine di opere immortali. Il vino è cultura in quanto è un’espressione autentica dell’uomo e del territorio e racchiude al suo interno tradizione ed innovazione ma anche paesaggi, storie di vigne e di uomini ricche di tradizioni e valori. Secondo me durante la progettazione e la realizzazione di un vino è fondamentale che tutto questo si fonda in maniera indissolubile con le espressioni varietali di ogni singolo vitigno”.

Dove guarda il tuo occhio quando punta al futuro?
Continuerò a dedicarmi con passione a questa meravigliosa professione, sempre alla ricerca dell’eccellenza e dell’innovazione nel mondo della viticoltura e dell’enologia. Colgo l’occasione per ringraziare tutti coloro che mi hanno supportato in questo viaggio e spero di continuare a condividere con voi emozionanti scoperte e traguardi nel mondo del vino”.

 

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