La storia di Francesco Martusciello parte certamente dalla sua terra. La stessa dalla quale sono state innestate, letteralmente, le radici della sua famiglia.Diplomato enotecnico nel 2005 all’Istituto Agrario ‘F.De Sanctis’ di Avellino, Francesco, oggi affermato e riconosciuto enologo, inizia a muovere i suoi passi nel vasto panorama della della viticoltura e dell’enologia già da piccolo, di mettendo avanti alla sua esperienza prima la pratica e poi la teoria. I suoi studi accademici hanno inizio proprio dalla Scuola Enologica di Avellino.
Iniziamo dal principio, Francesco ci racconti come inizia la tua storia professionale?
“Sono nato nel 1978 in una famiglia del vino. Mio nonno Francesco Martusciello (conosciuto da tutti come don Ciccio) è stato un noto imprenditore puteolano che nella nostra piccola cittadina in provincia di Napoli gestiva dal primo dopoguerra una importante e fiorente cantina di vendita di vini sfusi.
Un concetto di cantina molto differente da quello attuale, più tendente a ciò che un tempo erano negozi in cui nella parte esterna avveniva la vendita e nel retrobottega si faceva lo stoccaggio.
Alla fine degli anni Ottanta grazie alla professionalità e alla lungimiranza particolare di uno dei suoi sette figli, mio zio l’enologo Gennaro Martusciello, la mia famiglia diventa protagonista del recupero e della valorizzazione di alcuni dei vitigni autoctoni campani a piede franco che da tempo erano stati dimenticati.
Inizia in quegli anni la ricerca e lo sviluppo per moltiplicazione massale, attraverso lo studio del territorio e le testimonianze della tradizione, di varietà che oggi rappresentano il nostro importante e forse unico patrimonio ampelografico“
Vino, cantina di famiglia e Scuola Enologica di Avellino sono stati i fari del tuo lavoro, ma c’è qualche figura che ti ha ispirato di più?
“In questo background culturale dove il vino rappresenta la storia e le origini professionali della mia famiglia, io mi formo prima intraprendendo gli studi liceali e poi dopo la maturità come enotecnico con specializzazione in viticoltura ed enologia presso la scuola di viticoltura ed enologia di Avellino.
I miei primi passi sono stati sicuramente faticosi. Comincio sin da subito ad affiancare mio zio Gennaro nell’azienda familiare, sia nel lavoro in vigna sia in cantina. E come lui mi sono appassionato, come traportato da un vero e proprio “colpo di fulmine”, a quei vitigni che negli anni hanno dimostrato particolare affinità per la spumantizzazione. Mi ha insegnato a gestire la vigna per arrivare ad un preciso obbiettivo enologico“
E se ti dicessi Campi Flegrei e vino campano?
“Ho avuto la fortuna di respirare gli umori di quella grande svolta enologica, prima ipotizzata, poi sperimentata e infine oggi posso dire realizzata a pieno. Da un lavoro che potremmo definire pioneristico quasi, nasce così un importante progetto di recupero di questo antico patrimonio viticolo che si concretizza dopo più di un decennio nel 1991 con la fondazione di un’azienda familiare, Cantine Grotta del Sole. Una grande cantina nel cuore dell’area flegrea che un po’ alla volta si specializza nella produzione di vini come la Falanghina e il Piedirosso dei Campi Flegrei, l’Asprinio d’Aversa, il Gragnano e il Lettere della Penisola Sorrentina”
Terroir e sperimentazione, come hai messo insieme questa combinazione?
“Anche perché non è semplice allevare e vinificare varietà autoctone così diverse tra loro, uniche per identità. E per questo ho sempre cercato il confronto per continuare ad imparare e fare meglio. Posso senza nessun dubbio dire che gli anni che ho affiancato mio zio Gennaro in cantina, sono stati una grande palestra professionale e umana”
Dal tuo punto di vista, quanto sono importanti gli enti di categoria per lo sviluppo del territorio?
“Sono socio di Assoenologi, che mi ha dato l’opportunità di completare la mia formazione professionale, con la possibilità di conoscere e approfondire in questi anni tanti territori viticoli, i vini e le storie di piccoli e grandi produttori. Dallo scorso anno ho l’onore di ricoprire il ruolo di coordinatore per il centro sud Italia del Comitato dei Giovani di Assoenologi, con lo scopo di promuovere il confronto tra i giovani colleghi che esercitano già la professione o che si stanno formando. Dal 2015 ho allargato le mie collaborazioni come libero professionista anche ad altre piccole aziende, principalmente in Campania, continuando a lavorare sugli autoctoni e in particolare sulla spumantizzazione di alcuni di questi particolarmente vocati, come l’Asprinio d’Aversa e il Gragnano. Queste collaborazioni sono state molto importanti professionalmente, perché mi hanno consentito di allargare il mio orizzonte produttivo, ponendomi di fronte a sfide enologiche e soprattutto agronomiche nuove. Collaboro infatti con piccole aziende per lo più agricole che trasformano esclusivamente le uve che producono, e quindi spesso per raggiungere risultati di qualità mi trovo a valutare diverse pratiche agronomiche sullo stesso vitigno che dipendono molto dall’orografia dei territori dove queste vigne crescono (altitudine, ventilazione, fertilità del suolo, esposizione, ecc..)“
Quali sono i progetti recenti su cui stai investendo il tuo sapere e la tua esperienza?
“In questi ultimi anni sto lavorando molto con i vini rifermentati, frizzanti e spumanti. Il cambiamento climatico ci pone di fronte vendemmie molto eterogenee, caratterizzate spesso da lunghi periodi di deficit idrico in cui non piove per mesi e temperature molto calde. E per questo vendemmie tendenzialmente sempre più anticipate da gestire, proprio in particolare per le uve destinate ai vini base“