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L’intervista || Paul Balke incontra l’Irpinia. Progetti editoriali e incontri con i produttori per promuovere il territorio

di Valentina Taccone

Autore di alcuni titoli di riferimento per chi di vino, ne mastica e ne degusta soprattutto, e lo osserva minuziosamente da molteplici angolazioni. L’incontro con Paul Balke per il Giornale di Viticoltura ed Enologia, ha significato guardare dalla prospettiva di un viaggiatore che, nel suo bagaglio, mette ancora tanta esperienza. Distribuisce informazioni, novità, aggiornamenti e approfondimenti, generosamente, con articoli, editoriali, racconti e gallerie fotografiche, nonché da punti di vista vari e molteplici. Giornalista, esperto di vino e Barolo – specialist. Instancabile generatore di progetti di sviluppo e comunicazione. Come i prossimi programmati in Irpinia. Lo abbiamo intervistato appena di ritorno da un lungo viaggio tra Ucraina, Ungheria, Bosnia, Piemonte, qui in Irpinia, dove sembra voglia restare per un po’ per guardare più da vicino un distretto che ha molto da esprimere. E tutti i suoi produttori.


Intanto grazie per il tuo tempo e per tutto quello che riserverei in quest’intervista. Siamo curiosi di chiederti e lo facciamo con una prima domanda per rompere il ghiaccio: cosa ti ha portato in Irpinia e perché tra tante mete hai scelto proprio questa?
Prima di tutto sono un grande amante d’Italia. L’Italia è un paese meraviglioso e pieno di sorprese, mi piace moltissimo. Anche il popolo italiano mi affascina: gli italiani sono molto sociali, sempre pieni di entusiasmo e caratterizzati da una grande sensibilità. Ho conosciuto l’Irpinia partendo proprio dai vini. In Olanda avevo già bevuto il Taurasi e mi era chiaro che si trattava di un grande vino. Poi nel 2014 sono stato, per la prima volta, in Irpinia. Mi è piaciuto molto tanto da decidere di trovare un posto per viverci, quando non viaggio

Quali sono i tuoi progetti in questa provincia?
Primo tra tutti, il mio libro. La mia ambizione è di scrivere un grande libro sulla Campania, nello stesso modo in cui ho scritto sul Piemonte e sull’Alto Adriatico. La Campania rappresenta una delle regioni più interessanti dell’ enologia italiana, però rimane ancora poco conosciuta. Un libro può dare uno stimolo a far conoscere questa grande regione. Però posso realizzarlo solo se c’è  dimostrata partecipazione da parte di enti importanti, come quello della Regione Campania. La Campania lo merita, è davvero una grande regione! In questo libro ovviamente ci sarà ampia attenzione alle ricchezze d’Irpinia, territorio, cultura, vini.
Il secondo punto, lo definirei ”Educational”. Il secondo progetto è proprio legato al vino Taurasi DOCG. Infatti, da un paio di anni ho iniziato ad invitare la stampa estera a conoscere il territorio del vino Taurasi DOCG. Giornalisti da Nord Europa, Stati Uniti e Brasile. E continuo a farlo. Il vino Taurasi DOCG è uno dei punti più alti della enologia italiana. E’ molto importante farlo conoscere meglio all’estero.
Ho vissuto per anni vicino a Barolo e ho seguito la crescita del territorio di Barolo da più di 20 anni. E’cresciuto moltissimo ed oggi, è diventata un’areale con molte aziende di grandissima importanza e con un’offerta enogastronomica molto impressionante. Non si può mai copiare un modello ma sono convinto che il territorio del Taurasi DOCG ha notevole potenzialità per fare questo e la chiave giusta del suo sviluppo è attraverso la comunicazione. Terzo motivo che mi porta qui, è il mio vino, iniziato di recente. Ho un paio di vini con il mio logo e sto iniziando a produrne anche uno in Irpinia. Pensavo di realizzarlo con un blend. E infine, quarto punto, la gastronomia. Sto anche lavorando ad un progetto dedicato all’alta gastronomia in Irpinia


Irpinia, nel panorama nazionale e internazionale: il tuo punto di vista? 
“ L’Irpinia è una stella tra i territori vinicoli italiani. E’uno dei posti più importanti per il vino italiano. Si tratta di un territorio di alta qualità, ricco di sorprese. La prima è certamente il clima, molto più freddo di quello che ci si aspetta dal Sud Italia, paragonabile quasi all’Alto Adige ma vicino a Napoli. Poi ci sono i tre grandi vini: Fiano di Avellino DOCG, Greco del Tufo DOCG e Taurasi DOCG. Cosa vuol dire tutto questo? Che il territorio è capace di dare grandi vini

Quali, visti dal tuo occhio, i punti di forza e di debolezza di questo territorio?
Secondo me, manca soprattutto preparazione e collaborazione. Ad ogni incontro qui, ho sempre l’impressione che c’è la voglia di sviluppare il territorio. Ma le stesse persone che vogliono sviluppare non parlano inglese, cosa che non va bene. Chi vuole creare sviluppo deve iniziare ad imparare l’inglese. Ho anche notato che non esistono ancora forti reti di collaborazione tra i comuni per portare avanti il territorio; in Piemonte, per esempio, i comuni del Barolo e delle Langhe hanno creato tantissime sinergie per poter stimolare sviluppo del territorio: il risultato si vede oggi: la zona del Barolo ha conosciuto una grandissima crescita. Sullo sviluppo del territorio ci sono tante cose da dire. Per esempio, i servizi. E’ strano che, ad Amalfi per esempio, i servizi sono funzionanti per un pubblico internazionale e anche molto esigente, nonostante le sue difficoltà per la presenza di una costa, si suggestiva, ma anche tanto scoscesa e poco praticabile. Invece qui, a poco più di un ora di distanza, i servizi non funzionano allo stesso modo cosi bene (intendo: ristoranti, bar, hotel, ecc). Amalfi e Sorrento qualche volta sono travolte da turisti e li spingerebbero molto volentieri in questa parte della regione, se avessero la garanzia del corretto funzionamento dei servizi rivolti ai turisti”

Incontri particolarmente interessanti da raccontarci?
“Gli incontri con i produttori sono sempre molto entusiasmanti. Le prime aziende che ho visitato in Irpinia erano in quest’ordine: Antico Castello, Tenuta Cavalier Pepe, Mastroberardino. Cantine tra di loro molto diversi, visite davvero meravigliose! E adesso ne conosco molto di più! Tutte diverse da loro, piccole e grandi. Poco importa la dimensione.Quello che conta è che lavorino bene. Ci sono tantissime aziende molto interessanti con titolari che lavorano con grande passione. Questo mi ha colpito!”

Dal tuo punto di vista, come leggi il territorio: terra di bianchi o rossi? Perché?
Irpinia è uno dei pochi territori sul livello mondiale che  può vantare di avere sia grandi bianchi che grandi rossi. Pero c’è da dire una cosa, il vino di grandissima importanza è certamente  il Taurasi DOCG. Perché? Perché un grande vino rosso offre il potenziale di sviluppare l’enoturismo alla grande, una cosa che di solito non si vede con vini bianchi. Quando il vino Taurasi inizierà la sua scalata,  sono certo che il territorio in Irpinia si svilupperà e diventerà una meta per tutti coloro che vogliono incontrare questo grande vino ed il suo territorio. Il Taurasi DOCG, dal mio punto di vista, dovrebbe essere il traino identificato con  l’Irpinia

Quale significato ha avuto per te questo viaggio in Irpinia?
Mi ha insegnato che qua si trova uno delle terre di maggiore importanza per il vino italiano, però allo stesso tempo, non ancora conosciuta come dovrebbe. Ho anche notato che tra Nord e Sud ci sono delle differenze che si avvertono. In Barolo, per esempio, tanti giovani trovano lavoro e non esiste questo stimolo di andare via. In Irpinia purtroppo, questo esiste. Troppi giovani vanno via e, così, una parte di risorse indigene, con evidenti competenze, non offrono il proprio potenziale per lo sviluppo del territorio. Comunque conosco anche un paio di giovani che vivono all’estero, ma che continuano a mantenere vivo il loro legame con Irpinia ed hanno anche creato promozione. Questa è  davvero una bella cosa anche se non se n’è ancora pienamente consapevoli. 
Un altro aspetto di quale nessuno parla è proprio la biodiversità. L’Irpinia, in questo senso, è una zona molto felice e ricca, molto più di altre zone vinicole importanti. Mi sembra un aspetto di grande e rilevante importanza, soprattutto oggi nel mondo che si interessa di sostenibilità e cura per la natura. Prendiamo ad esempio Napa Valley, Bordeaux, Borgogna, Barolo, sono tutte zone che potrebbero guardare con genuino e invidiabile interesse l’Irpinia, perché le batte oggettivamente tutte, sotto questo profilo. Tuttavia, ho la forte impressione che questo aspetto non ha ancora attirato molto attenzione locale e durante i periodi invernali, gli incendi provocati sulle colline e montagne fanno sicuramente male alla biodiversità e alla natura. Credo che sia importante che gli abitanti della zona si si rendano conto del tesoro che portano tra le mani per averne più cura e attenzione

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