L’Irpinia e tutto il mondo del vino saluta Erminio Spiezia

Sempre una brutta pagina da leggere, talvolta da scrivere, quando si parla di mancanza. Come quando si sradica anche un solo filo d’erba, quella geometria che la natura mette insieme, sembra aver creato un vuoto irreparabile. Così come è accaduto per Erminio Spiezia, autore di una bellissima storia di terra, territorio, famiglia e origini, tutte messe insieme alla sua famiglia e a sua moglie Stefania. Di quel ‘Noi’, presentato al mondo, del vino in particolare, in una descrizione che pare essere la miglior boccata d’aria da inalare a pieni polmoni, in un’Irpinia che, qualche volta, è cruda e amara si legge con piacere: “Il desiderio di vivere la natura in libertà in un luogo incontaminato lontano dai consueti spazi e tempi metropolitani, la passione per il paesaggio dell’Irpinia, l’ambizione di creare un gran vino espressione del territorio di origine ha spinto me e mio marito Erminio a trasformare, con tenacia, un sogno in un reale percorso di vita dando origine alla nostra azienda a Paternopoli”.
Ci lascia un produttore che mette insieme in una equilibrata sintesi pacatezza e un’assennata determinazione, in un’areale che per definizione è una rinnovata declinazione di aglianico, ancor più di Taurasi. Ispirato dalla natura, radicato a Paternopoli o, come spesso lo ha definito, uno dei ‘suoi luoghi dell’anima’, dove è nato il suo Ion, una moderna e affatto scontata reinterpretazione della Dop Irpinia Campi Taurasini.
Ci lascia Erminio, si, ma ci lascia molto di sé.

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