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Magno Megonio, la bella storia del magliocco calabrese riscritta da cantina Librandi

di Valentina Taccone

Portici (Napoli) – Magno Megonio, monografia del magliocco. Autore di questa narrativa territoriale, la famiglia Librandi. Una bella storia di generazioni, quella raccontata da Paolo, nipote del fondatore dell’ormai storica cantina calabrese in occasione della verticale storica di Magno Megonio Librandi al MAVV Wine Art Museum e sede di Banca del Vino. Di autentico lignaggio calabrese, di tre discendenze concentrate su assi di valore importanti, innovazione e radici.

Paolo Librandi

È Raffaele Librandi, inizialmente di professione farmacista, che da il via all’azienda omonima, tracciando il primo solco fertile del futuro della cantina. Il primo appezzamento di proprietà nel 1874. Non passano molti anni prima di ampliare l’appezzamento, da uno a sei ettari di vigna. Erano altri tempi, l’agricoltura era ancora di sussistenza, come anche la viticoltura. Cantina Librandi deve, tuttavia, attendere ancora qualche decennio prima di avviare realmente, insieme ai fratelli Antonio e Nicodemo, una vera e propria produzione aziendale con una proficua partita di bottiglie di Gaglioppo e Greco Bianco. In soli due anni, esattamente nel 1955, fu acquistata Tenuta Ponta. Un percorso importante dai grandi risultati e traguardi che continuò, prima dell’appassionato percorso alla valorizzazione dei vitigni autoctoni, a sperimentare un blend di gaglioppo e cabernet sauvignon. Non tardò a mancare un ulteriore investimento decisivo, overro quello di Tenuta Rosaneti, un vero e proprio giardino varietale. Così si cominciò a rincorrere una precisa direzione verso la brand identity per l’azienda Librandi. Dai vitigni autoctoni si avviò un iter di studi e ricerca delle oltre 200 varietà autoctone recuperate. Gaglioppo, Magliocco e Pecorello, per dirne qualcuno. L’obiettivo, da subito, è stato raccogliere e archiviare quanto possibile materiale biologico in Calabria. Un’assennata ricerca che ha richiesto anche la campionatura a tappetto raccogliendo informazioni e nozioni dai produttori locali. Ne è venuto immediatamente fuori un vero e proprio tesoro antropologico per la Calabria che, però, doveva mettere in contatto la viticoltura di un tempo con quella contemporanea.

Da sinistra: Adele Elisabetta Granieri (Slow Food Campania), Paolo Librandi (cantina Librandi), Alessandro Marra (Slow Food Campania)

Le prime tracce di quello che sarebbe poi stato il Megonio, inizia dal Seicento, ma la strada è stata davvero lunga, prima conosciuto come montonico. C’è da dire che arrivò certamente tardi l’intuizione di coltivare il magliocco in purezza, per valorizzare le sue caratteristiche coloranti, che non aggiungeva tannino ma ne garantiva un’indiscussa finezza. Magliocco, Magliocco Dolce o Greco Nero, ancora Lacrima Nera, Guarnaccia, Arvino, Mantoniconero. Tutte variazioni intravarietali. Un buon motivo per coltivarlo. Da quasi abbandonato a produzione monovarietale. Nel 1995 si comincia una vera e propria scommessa con la realizzazione di 4 barriques di questo vino. Nel 1998, la prima annata in commercio vendemmia ’95: ed ecco Magno Megonio, la denominazione per omaggiare chi parlò prima di questo vino. Non è mancata una difficolta di gestione della sua nomenclatura nel registro varietale, per l’alto numero di sinonimi che fanno riferimento a questo vitigno.

Nella Gazzetta Ufficiale di venerdì 7 giugno 2019 fu pubblicato il decreto MIPAAFT del 23 maggio 2019 dal titolo ”Modifiche e di integrazioni al registro nazionale delle varietà di vite” che integrava e modificava la lista delle varietà di vitigni da vino ammessi.
Per il Magliocco Dolce, il terroir è fondamentale: privilegiati i terreni ma non troppo fertili, rilievi collinari argillosi per evitare stress in vigna. Sanguigno ed elegante, con una presenza di antociani inequivicabilmente stabili, dai tannino fini e con una persistenza di tannini verdi che si mantiene sempre e comunque negli anni, di colore intenso con evidenti note speziate di prugna. Dal 2017, un nuovo battesimo: da magliocco a Megonio, in un’ascesa sensoriale in verticale, o per meglio dire, in una verticale storica.

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