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RUBRICA//Gli esploratori e le esploratrici del vino, del cibo e delle emozioni

di Lucrezia Vitale

Con questo primo numero, si apre uno spazio dedicato alle esplorazioni enogastronomiche dei turisti o viaggiatori, la cui prevalente motivazione è rappresentata dalla curiosità verso il vino e/o il cibo, per un’esperienza in un luogo identitario. Turista o viaggiatore? In questa classificazione già possiamo delineare i confini delle destinazioni: un turista raggiunge mete famose e riconosciute, un viaggiatore si apre alla scoperta di percorsi non battuti da promozioni turistiche o iconografie riconoscibili. Nel turismo enogastronomico si possono riconoscere entrambe le figure: c’è chi raggiunge una famosa cantina, magari inserita in una più ampia Strada del Vino, dell’Olio e dei Sapori (Legge del 27 luglio 1999, n° 268, la cui attuazione è demandata alle Regioni ) o partecipa ad un festival enogastronomico di lunga tradizione – oppure – chi si lascia affascinare da piccole produzioni in zone rurali, mercatini o osterie assolutamente no glocal (Pérez Gálvez et al. 2017; Croce & Perri, 2017). Ma prima di comprendere dove vuole “arrivare” il nostro enogastronauta, è opportuno risalire alle origini di questo fenomeno definito di nicchia rispetto ai tradizionali flussi turistici (al mare, ai monti o nelle città d’arte). Gli esordi si possono collocare nel cuore della Vecchia Europa – dal XVII all’inizio del XIX secolo – quando i giovani rampolli delle famiglie aristocratiche intraprendevano il Grand Tour, un viaggio di iniziazione alla società attraverso le capitali europee. Pochi, eletti privilegiati, finanziati da facoltose famiglie, percorrevano in tempi lunghissimi (circa tre anni), le strade che attraversavano poderi e latifondi agricoli di altrettante nobili famiglie. Le necessarie soste, presso le prestigiose dimore, divennero occasione di scoperta e promozione di produzioni vitivinicole sempre presenti nella “proprietà di famiglia”. Dunque, un passaparola tra parenti ed amici blasonati, può aver prodotto il primo “wine tour”, rivelando un aspetto inusitato del consumo del vino. Da semplice prodotto della terra che, in regime di autarchia agricola, viene consumato in loco, diviene elemento attrattivo per degustazioni da parte dei visitatori.

 

La rivoluzione francese e l’avvento delle ferrovie rappresenteranno il declino di questo viaggio, in quanto i nuovi viaggiatori appartenenti alla media borghesia, dovranno autofinanziarsi e preferiranno i vagoni ad i cavalli. Nei decenni a venire, le produzioni vinicole verranno distribuite ed esportate anche oltreoceano, al seguito dei flussi migratori degli italiani, rappresentando una forma di promozione del made in Italy (contraffazioni comprese). Allo stesso tempo, le storiche produzioni vitivinicole, nelle regioni italiane a marcata vocazione, consolidarono la propria posizione nel mercato interno, introducendo spazi ed ambienti dedicati all’accoglienza degli avventori. La conquista, l’ampliamento e la diversificazione di questi spazi, rappresentano, di fatto, l’affermazione di una nuova, sostenibile, ecocompatibile forma di turismo.

Pérez Gálvez, J. C., López-Guzmán, T., Buiza, F. C., & Medina-Viruel, M. J. (2017). Gastronomy as an element of attraction in a tourist destination: the case of Lima, Peru. Journal of Ethnic Foods, 4(4), 254–261. https://doi.org/10.1016/j.jef.2017.11.002 Croce E.; Perri, G.; Food and wine tourism. Cabi, 2017
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