L’ autunno-inverno mite e molto siccitoso, una primavera indecisa costituita da un’imprevista variabilità che ha caratterizzato in particolare il mese di maggio e di giugno, compromettendo il regolare andamento climatico estivo, con piogge ed episodi isolati di grandine in diverse regioni d’Italia hanno causato oltre ai problemi di uno sviluppo vegetativo incontrollato, anche il propagarsi di una malattia trofica causata da un agente patogeno fungino, chiamato Plasmopora attualmente compreso nel regno degli Straminipila, suddivisione Peronosporomycotina. Conosciuta nel vocabolario agronomico italiano come Peronospora, si manifesta prevalentemente sotto forma di macchie o chiazze giallastre che sono chiamate macchie ad olio, visibili soprattutto nella pagina superiore della foglia, ovvero la parte che è rivolta verso il sole. Col tempo, le zone colpite subiscono necrosi cellulare e le macchie assumono colori più scuri. Nella parte inferiore, le foglie mostrano, invece, macchie biancastre, mentre nelle foglie più vecchie si forma un mosaico di macchie. I grappoli si deformano e vengono ricoperti da muffa bianca se sono attaccati nelle fasi iniziali del loro sviluppo, mentre si imbruniscono se colpiti a sviluppo completato. Il parassita sottrae sostanze nutritive al grappolo, portando al suo disseccamento. I danni per gli organi colpiti sono devastanti: perdita delle foglie, perdita della produttività del grappolo e perdita del raccolto, causata appunto dal danneggiamento dei grappoli e delle altre parti verdi della pianta. Nei vigneti di giovane età colpendo i tralci si osservano allessature ed imbrunimenti con portamenti contorti e comparsa di muffa bianca, nei tralci in lignificazione l’infezione è meno evidente, si manifesta con lesioni dei tessuti corticali e piccoli cancri. Negli stomi della pagina inferiore, le zoospore germinano, producono un tubetto che entra nella camera sottostomatica. Il micelio colonizza il mesofillo differenziano gli austori con i quali perfora le cellule, ne “succhia” il contenuto, causandone la morte con formazione della tipica “macchia d’olio”. Il periodo tra l’ingresso dallo stoma a questo momento è detto incubazione. L’ assenza di cellule vive a disposizione porta il micelio alla produzione di elementi riproduttivi per infestare altri tessuti sani, quindi nella pagina inferiore, il micelio produce porzioni di ife (rametti conidiofori) che agamicamente differenziano conidi e spore agamiche. Conidi e rametti conidiofori costituiscono la muffa bianca differenziata all’esterno degli organi colpiti. I conidi si comportano da zoosporangi, si staccano e grazie al vento liberano zoospore sulla vegetazione. Pensate che la propagazione di quest’ultime avviene in modo molto veloce con umidità e temperatura favorevoli, dopo solo 4 ore di buio dalle ultime piogge. La lotta può essere di tre tipi:
- Fino alla prefioritura: interventi tempestivi basati sulla previsione delle piogge (prima della pioggia infettante) oppure prima dello scadere del periodo di incubazione ricorrendo a prodotti ad azione preventiva di copertura o ad azione preventiva a bassa dilavabilità.
- Dalla prefioritura all’allegagione: interventi di tipo cautelativo con intervalli funzionali alle condizioni meteorologiche.
- Dall’allegagione in avanti: interventi con prodotti di copertura privilegiando i prodotti a base di rame, seguendo le indicazioni dei bollettini fitosanitari che considerano modelli previsionali e variabili climatiche responsabili delle infezioni secondarie.
Le modalità d’intervento come in tutte le situazioni si dividono in lotta chimica, integrata, agronomica e meccanica ed infine nei casi isolati biologica. “Arriviamo così a luglio dover le temperature superando i 40 gradi che hanno superato i record del passato, e tassi di umidità piuttosto elevati. All’inizio di agosto le temperature sono scese leggermente, e grazie a una buona ventilazione ed escursioni termiche giornaliere, il caldo è diventato più tollerabile per avviare le uve all’invaiatura. Al momento, in termini generali, si prospetta un calo produttivo a livello regionale.” (Fonte tratta da Assoenologi riflessione vendemmia 2023)
Regione | Migliaia Hl Vino e Mosto 2022 | Migliaia Hl Vino e Mosto 2023 | ±% rispetto produzione Vino e Mosto 2022 | Qualità Vino* 2023 |
Campania | 536 | 375 | -30,0% | Buona |
Analisi report mercato primo semestre 2023
Il dato più significativo che emerge dal report dell’Osservatorio UIV è il +4,5% di stock di vino, rimasto in cantina, nel periodo pre-vendemmia 2023, fine luglio, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, il pre-vendemmia 2022. Tradotto in ettolitri, si tratta di circa 45,5 milioni di ettolitri di vino in giacenza, contro i 43,5 circa del 2022. Per avere un quadro più chiaro della situazione e del quantitativo di vino in stock, l’Osservatorio UIV sottolinea che 45,5 milioni di ettolitri è “l’equivalente di oltre 6 miliardi di potenziali bottiglie da 0,75/litri”. Un paragone che evidenzia, meglio di qualunque altro, la portata delle giacenze. Si tratta di un record in termini quantitativi, il massimo raggiunto negli ultimi 20 anni di storia del vino italiano. Un record che va letto in termini negativi e che può essere spiegato attraverso una serie di fattori tra cui l’inflazione, la contrazione della domanda e delle vendite, a fronte di una produzione in calo negli ultimi anni. Solo nel primo semestre del 2009, del 2017 e del 2019 i numeri sulle giacenze si erano avvicinati a quelli del 2023, attestandosi ad una quota attorno ai 45 milioni di ettolitri. In tutte le altre annate, non si era mai superata questa soglia. Il dato più basso fu registrato nel pre-vendemmia del 1999, con giacenze di poco superiori ai 30 milioni di ettolitri. I vini che hanno maggiormente inciso nel determinare questo aumento dello stock sono i vini D.O.P., cioè i vini D.O.C. e D.O.C.G. secondo la legislazione italiana, che segnano un +9,9% di giacenze se confrontate con quelle dell’anno precedente! Anche in questo caso, si tratta di un dato che va interpretato in maniera negativa, sempre considerando la difficile situazione economica e il calo produttivo. Il focus dall’analisi dell’Osservatorio UIV, oltre che sulle giacenze di vino, ha riguardato l’andamento delle esportazioni, per il primo semestre del 2023, verso gli Stati non appartenenti all’Unione Europea. Dall’altra parte del mondo, confortante la crescita degli Stati Uniti, superiore alla media del periodo, a 590 milioni di euro (+4%), ma non si arresta, ed anzi si aggrava, il calo delle spedizioni verso il Canada, ferme a 103,8 milioni di euro (-22,7%). Infine l’Asia, dove in Cina le esportazioni di vino italiano crollano a 28,9 milioni di euro (-24,4%), mentre la Corea del Sudfa persino peggio, con appena 18,2 milioni di euro (-32,1%). Neanche il Giappone riesce ad invertire la rotta, fermandosi a 53,6 milioni di euro di vino italiano importato (-8,6%), e la sola Hong Kong, seppure con un giro d’affari di 9,2 milioni di euro, capace di chiudere in positivo (+24,8%).
Concludo con una mia riflessione: i vini di oggi siano prodotti seguendo degli studi da parte di noi specialisti, può solo significare una maggiore esaltazione delle capacità varietali di un vitigno, il ricordo è importante per sapere dove siamo e cosa siamo capaci di ottenere ora, raccontando ai nostri figli gli autori che hanno scritto gli albori dell’Enologia Irpina ed italiana, ma tenendo sempre presente che l’unica certezza per affermarci in un mondo sempre più competitivo rimane la cultura la ricerca e la passione. Vorrei ricordare, diversificandomi dagli altri, la nostra storia enologica, i punti su cui dobbiamo insistere sono Turismo e Sinergia perché ricordiamoci che un territorio ove giungono persone diventa un territorio ricco! Dove le aziende comunicano, cooperano verso un unico obbiettivo abbattendo rivalità che possono essere eliminate, cresceremmo tutti insieme per come dico sempre un’Irpinia protagonista e non ospite delle sue creazioni.