Visione, futuro e territorio, la scalata in verticale del progresso e della promozone territoriale nella Val di Cembra si apre con il convegno di apertura presso il teatro di Verla di Giovo, in occasione della riapertura della nuova e seconda edizione di Dolo-Vini-Miti, evento dedicato ai vini di montagna e alla valorizzazione del territorio dolomitico. Un’occasione di confronto e di dibattito che ha aperto una nuova porta di accesso alla valorizzazione partendo, però, da elementi di carattere geografico, ampelografico e necessariamente dalla presenza dalle risorse interne. Le Dolomiti, senza dire, la chiave di tutto. Vino e gastronomia si sono fatti avanti come i centri di forza che, in tutti questi anni, hanno dialogato in una naturale connessione con il turismo montano.
La tavola rotonda intitolata “I paesaggi del vino” è stata guidata autorevolmente da Cristina Mercuri che ha acceso i riflettori sulle potenzialità e sull’interconnessione, le analogie e le valenze dei territori della Val di Cembra, delle Langhe e dell’Etna. Contesti territoriali che stringono forte riconoscimenti di grande richiamo quali UNESCO e registro nazionale PRIS – Paesaggi Rurali di Interesse Storico riconosciuti dal Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foresta. I lavori sono stati aperti daida una riflessione dalle ampie veduti di Mercuri: “Agricoltura come ambiente quando si parla di vino, aspetto che viene spesso sottovalutato ma che serve come attrattore dell’economia, del territorio e della cultura e soprattutto se pensiamo al paesaggio nel segno della socialità. La strategia degli ultimi 50 anni ha puntato sulle vendite più che sull’heritage e le nuove generazioni sono scontente per questa arretratezza. Teoria Consumer Centric ovvero il vino al centro del consumatore. Fondamentale, difatti, è attrarre i consumatori partendo dal territorio. L’accoglienza serve a per stimolare le vendite che diventa, poi, centro e motivo, di mettere in sinergia awareness, equity e altri punti di argomento. Il vino come valore è fondamentale per la crescita dei territori”.
Opportunità e progettualità nelle parole di Damiano Zanotelli, presidente del Comitato VIVACE – Viticoltura Valle di Cembra, referente PRIS – Paesaggi Rurali di Interesse Storico- e GIAHS – Globally Important Agricultural Heritage Systems :”Richiesta di riconoscimento e iscrizione del paesaggio archivio storico partendo dallo studio del territorio o meglio del suolo. La viticoltura e il suo processo si è mantenuto inalterato. Stiamo cercando di ottenere il riconoscimento Gias – sistema agricoli di importanza mondiale” Globally per riconoscimento internazionale e gestito dalla FAO. Fondamentali i muretti a secco, già patrimonio Unesco intangibile, la pergola trentina, le baite come alternanza di habitat. La FAO sull’aspetto socio economico è cultura, per questo abbiamo approfondito anche gli elementi religiosi, quello storico e tutte le opportunità che si sono tradotti in eventi come gradi di aggregazione ai giovani – e ha continuato – Questo riconoscimento in itinere, sul quale stiamo lavorando tanto, può dare un valore di carattere internazionale ma che prevede, però, un piano di azione importante tra enti pubblici e terzo settore per avere un approccio dinamico e integrato di sviluppo“
Turismo e Unesco, binomio necessario ma non sufficiente nell’intervento di Bruno Bertero, Direttore generale dell’Ente Turismo Langhe Monferrato Roero e Direttore dell’Associazione per il Patrimonio dei Paesaggi Vitivinicoli di quella celebre area del Piemonte
“Un riconoscimento come quello dell’Unesco è fondamentale per iniziare ad avviare un processo di crescita ma deve essere chiaro che non si tratta di un punto di arrivo ma di partenza. In alcuni casi, partecipare ad un valore europeo come questo, inizialmente, viene visto come una limitazione a dare spazio ad altri punti di forza che, invece, sono da sempre attrattori identitari di un territorio, per di più naturali. Invece da qui si deve partire, dall’unione delle risorse indigene e dalle chiamate politiche europee che possono davvero aiutare a far crescere i numeri, come il 2 per cento del turismo enogastronomico che è evidentemente morto, visti i dati, perché lo si fa come attività accessoria”
In aggiunta, Aldo Vajra, titolare dell’omonima cantina nelle Langhe famosa per il Barolo sui processi produttivi di evidente crescita della provincia di Cuneo, è partito dal vero attore del cambiamento:” Il turista è colui il quale esce da un ambiente portando via un’emozione. È importante che le esperienze non siano fini a sé stesse ma portino a qualcosa di culturale. Dopo un turismo di massa, miracolosamente arrivano i giornalisti, anche americani che raccontano un territorio policolturale che poi diventa principalmente vocato a vite. Cosi cambia il turismo concomitante al cambio del paesaggio”
Giro di boa con l’intervento di Rosario Pilati, vicepresidente della Strada del Vino e dei Sapori del Trentino, nonché rappresentante di Cembra cantina di montagna:
” I numeri dell’accoglienza in Val di Cembra iniziano ad essere interessanti. Unicità, emozione e bellezza come parole chiave che possiamo utilizzare con la Val di Cembra dove parte tutto da una viticoltura povera e di sussistenza, che partono da uve autoctone come la schiava. in passato si parlava poco di accoglienza e sviluppo ma oggi si punta tutto sul vino come volano di promozione partendo dalla viticoltura di montagna. Questa viticoltura è una produzione moderna ma identitaria in un territorio di bellezza restando autentico“
Segue Maurizio Lunetta, del direttore Consorzio Etna Doc: “L’Etna è un brand forte che parte forte grazie alla presenza del vulcano, famoso in tutto il mondo. Nel nostro caso, ricevere un attestato come quello del patrimonio Unesco è servito a dare consapevolezza ai siciliani che da un bene che sembra apparentemente scontato, si può far volare il nostro territorio. I segni di questo successo è che i giovani tornano dopo aver studiato fuori e riprendono i vigneti dei giovani, un indicatore per noi importante”
Chiude, poi, Fabio Piccoli, giornalista e direttore Wine Meridian, che ha chiuso magistralmente con un breve prontuario sulle direttrici dello sviluppo:
” Sono tre i consigli che, a mio avviso, servono per qualsiasi processo di crescita. Primo è essere contemporaneo, e per esserlo è necessario avere consapevolezza che il mondo non è mai stato veramente fermo. Il 90 per cento della popolazione mondiale giovanile, i dati dichiarano, oggi non beve vino. Ma come convincere i giovani ad avvicinarsi al vino e a tutto quello che ne sta attorno? La realtà della Val di Cembra, ad esempio, è un modello importante. Bisogna essere profeti in patria e qui sta accadendo ma con il senso del limite ovvero della sostenibilità per essere autorevoli e autentici. Secondo punto è essere poi inclusivi ed esclusivi anche per accogliere le Gen-Z che ci hanno messo davanti a delle esigenze tra cui la trasparenza. Terzo ed ultimo punto è l’innovazione non deve essere più un tabù ma una risorsa“