Al Castello dell’Ettore torna di scena il territorio con i vignaioli della terza edizione di “Enorme. Piccolo salone Piccolo salone del vino artigianale” nel suggestivo scenario di Apice (Benevento), borgo sannita fermato dal tempo.
A raccontare il festival è Roberto De Filippis, presidente dell’APS Enorme in rappresentanza di un edificio umano di menti e grandi sognatori, uomini che dell’entroterra campano ne hanno fatto un punto di forza, tutti impegnati a diventare nella due giorni del 22 e 23 giugno, i più autorevoli narratori di grandi storie che partono dalla terra.

Enorme – Piccolo Salone del vino artigianale cresce e guarda a nuove mire evoluzionistiche. Che cosa racconta e dove guarda la terza edizione?
“La terza edizione di Enorme continua a raccontare le aree interne dell’Appennino centro-meridionale, luoghi spesso marginalizzati ma oggi sempre più presidi culturali ed economici. L’obiettivo è dare visibilità a quelle realtà che hanno scelto di restare, investendo tempo, fatica e competenze in un modello agricolo sostenibile e umano. Enorme guarda anche alle nuove generazioni, offrendo uno spazio concreto ai giovani che vogliono intraprendere un percorso vitivinicolo indipendente. È un trampolino per chi sogna di restare e costruire valore nel proprio territorio.”
Un format che si è consolidato ma che porta sempre aria fresca e buona in Irpinia. Quali le novità oltre la location?
“La location è una novità importante: restiamo fedeli al principio del nomadismo, scegliendo ogni anno uno spazio diverso da raccontare. Stavolta siamo nel Sannio, al Castello dell’Ettore di Apice. C’è poi una forte rotazione delle aziende partecipanti: molte sono alla loro prima volta, altre arrivano dall’estero, anche dagli Stati Uniti, portando nuovi sguardi e sensibilità. Inoltre, abbiamo voluto rendere l’evento ancora più accessibile: lunedì 23 l’ingresso sarà gratuito per un rappresentante per ogni attività Ho.Re.Ca., mentre gli altri professionisti pagheranno solo 10 euro. Tra le novità, anche una programmazione musicale d’eccezione con tre artisti selezionati per accompagnare il percorso sensoriale della fiera.”
Quest’anno la manifestazione ospita vignerons e proposte internazionali. Quanto è importante mettere i piedi, simbolicamente parlando, fuori dall’Italia e aprire i confini per dialogare e mettere in asse strategico e di comunicazione le buone pratiche?
“Non si tratta solo di “uscire” simbolicamente dall’Italia, ma anche di “entrare”: Enorme permette a vignaioli esteri di conoscere le nostre aree interne, di viverle, di portare qui le loro esperienze. Questo dialogo è prezioso perché connette buone pratiche e saperi, sia in vigna che in cantina. È uno scambio tra territori che, pur diversi, condividono valori simili: lavoro artigianale, rispetto della terra, attenzione alla qualità. Aprirsi significa rafforzare la nostra rete, non solo sul piano commerciale ma anche su quello culturale e umano.”
Mercati e consumi, quest’anno dai toni grigi per l’imprenditoria vitivinicola. Quanto è importante portare eventi come Enorme al Sud ma con una visione che guarda a una filosofia nazionale e internazionale?
“Il comparto vitivinicolo sta attraversando una fase critica: mercati instabili, calo dei consumi, cambiamenti climatici che rendono sempre più difficile programmare. A questo si aggiunge una crisi culturale, con una parte dell’opinione pubblica che guarda al vino con diffidenza. In questo scenario, Enorme diventa uno spazio necessario: un’occasione per rimettere al centro il lavoro agricolo, le relazioni tra produttori, osti, importatori e consumatori. Portare tutto questo al Sud, nei territori dell’entroterra, è una scelta importante. Significa rivendicare dignità e centralità per queste aree, anche nei circuiti internazionali del vino.”
Cultura della montagna, restanza e aree interne. Come agisce Enorme per territori con una predisposizione economica e commerciale come l’Irpinia e a chi si rivolge?
“Le aree interne vivono una doppia marginalità: rispetto al Nord e rispetto alle zone costiere. Ma sono territori vivi, attraversati da energie autentiche. Enorme nasce in e per questi luoghi, dialoga con chi ci vive e lavora ogni giorno, con un pezzo di comparto agricolo che ha scelto di restare. È una fiera, certo, ma anche uno strumento per rompere l’intermediazione e far emergere chi, pur lontano dai grandi circuiti, produce vini di qualità e identità. Non possiamo pensare che basti un’associazione, né un evento all’anno, per cambiare le cose. Ma Enorme è un tentativo generoso, onesto, completamente autofinanziato e autonomo. E va sostenuto. L’appello è ai miei colleghi osti, ai ristoratori, agli operatori del settore: venite. Non abbiate un approccio ideologico, ma aperto e curioso. Assaggiate, parlate con i vignaioli, ascoltate le loro storie. Dietro ogni banco c’è un pezzo di resistenza, un progetto, una scelta economica e culturale che merita attenzione. Sono le storie di un comparto economico e commerciale che va sostenuto per sostenere l’intero territorio.”